Viviamo in un mondo interconnesso in cui anche i processi di progettazione sono ora connessi.
I moderni strumenti di comunicazione oggi consentono di progettare oggetti in qualsiasi parte del pianeta con un consumo di risorse molto inferiore, con meno test e con un time-to-market molto più rapido.
Nel mercato del design dell’elettronica di consumo, dove il ciclo di vita di un prodotto è già estremamente breve, la possibilità di anticipare le tendenze di mercato di sei mesi offre un vantaggio incredibile.
Non c’è più alcuna reale necessità che la maggior parte dei clienti e dei fornitori coinvolti nella produzione di questi progetti si incontrino faccia a faccia perché i moderni strumenti di progettazione possono fare tutto in sharing, in cloud e real time: tutto condiviso, tutto connesso, tutto in tempo reale.
Diamo un’occhiata alla geografia dei tipici prodotti di elettronica di consumo: cliente indiano con sede nella Silicon Valley, PCB Design dall’India, produzione in Vietnam, plastica e assemblaggio in Cina, distribuzione da Hong Kong e design dall’Italia.
È chiaro che ad oggi non è sempre necessario disporre di un’infrastruttura consistente per sviluppare prodotti e chiunque può trovare uno spazio nella catena indipendentemente dalla geografia o da considerazioni economiche. E comunque, sfido tutti a dirmi dove un prodotto del genere sia “Made in”.
La maggior parte dei miei clienti start-upper, sono in genere esseri umani meravigliosi con grandi idee ed entusiasmo illimitato, non mi hanno mai visto di persona (solo chiamate Skype® o FaceTime®), e soprattutto non mi hanno mai chiesto “dove risiedi?”. Non ho il piacere della la domanda perché non ho una risposta: sono in Italia, in Inghilterra, a Cipro, in Turchia, nel sud della Cina? La vera risposta è: “Ha importanza?”
In questo mondo la vera domanda è “Qual è il tuo fuso orario?”, Il che va perfettamente bene in un ambiente connesso in cui tutto ciò che conta è una comunicazione rapida ed efficiente.
Strumenti connessi come OnShape®, il sistema Cad 3D basato su cloud in cui tutti possono verificare, commentare e apportare modifiche allo stesso file in tempo reale; strumenti di gestione come Trello® e Slack®, stanno accelerando il processo. Nessuna e-mail, nessuna telefonata improduttiva, poca comunicazione fisica con i fornitori (perché i progetti devono essere fatti bene), uno strabiliante time-to-market, dal brief alla produzione di poche settimane.
Forse, in questo contesto, dobbiamo rivedere il concetto di “Made in” a favore di un “designed in” o meglio “by”. Forse è corretta la logica Apple® che, ormai abbandonata la Cina, scrive sui suoi prodotti “Designed in Cupertino”?
Ricordiamoci i tempi in cui i prodotti “Made in” Hong Kong, Singapore, Corea o in Giappone rappresentavano il basso di gamma e chiediamoci oggi se il percepito è lo stesso quando le aziende Europee hanno perso la gara nel mercato e nel design delle biciclette, delle moto, dell’audio, in parte delle auto, solo per citare alcuni campi.
E’ oggi così vero che un prodotto fatto in Italia abbia garanzie di qualità superiori ad un prodotto fatto in Giappone? E se così fosse, non sarebbe una filiera un po’ troppo semplice per produrre innovazione? Il dubbio che affiora in questo senso è che la piccola media impresa possa incontrare difficoltà a fare ricerca ed innovazione se rimane ancorata alla sua realtà geografica micro.
In una catena sempre più veloce, connessa ed internazionale, l’innovazione è più facile e più alla portata. Ancorarsi alla geografia ha ben poco senso oggi in un mondo in cui possiamo ottenere il meglio di tutto su base planetaria: materie prime, lavorazioni, consulenze, si possono oggi selezionare da un paniere molto più ampio e la facoltà di scelta è quasi sempre garanzia di maggiore qualità.
E se riteniamo che un processo così rapido possa essere inquinante o poco creativo perché tutti possono potenzialmente accedere al meglio, teniamo conto che il “buon design” oggi è soprattutto legato al grado di innovazione dei prodotti, oggetti che devono fare tendenza nel loro campo di applicazione. A volte per fare innovazione bisogna essere più veloci e correre davanti al gruppo.
Tobia Repossi